Sianesi: quattro anni di trasformazione in Fondazione – Un viaggio di successi e valore duraturo
Andrea Sianesi è stato il terzo Presidente di Fondazione Politecnico di Milano, dopo Giampio Bracchi e Gianantonio Magnani. Quattro anni alla guida di una realtà che quest’anno ha raggiunto il traguardo dei venti anni.
È un momento particolarmente emozionante per me. Sono arrivato in Fondazione dopo aver gestito per cinque anni una realtà assai diversa, la business school dell’Ateneo, e all’inizio non sapevo bene cosa aspettarmi, ma ora, al termine di questi quattro anni, posso dire che è stato un viaggio straordinario. Sono emozionato per l’esperienza professionale e umana che ho vissuto, e soprattutto sono soddisfatto e orgoglioso del lavoro svolto insieme al team di Fondazione.
Ho infatti preso in gestione una struttura in crisi di identità, in quanto molto ancorata agli splendori del proprio glorioso passato, che però aveva perso la spinta propulsiva e la capacità di innovare che sono elementi fondamentali per svolgere il ruolo di servizio atteso verso un Ateneo che è in continua evoluzione.
L’impegno mio, e delle persone che hanno lavorato con me, è stato innanzitutto di dare un’identità chiara, sviluppando delle linee strategiche in accordo con la missione di Fondazione e soprattutto con le strategie designate dal Politecnico di Milano distinguendo in modo netto il campo di attività di Fondazione da quello dell’Ateneo.
Questa chiarezza non solo ha portato a rafforzare la struttura organizzativa di Fondazione ma anche a generare un valore significativo sotto diverse prospettive. Dal punto di vista reputazionale, abbiamo consolidato la presenza di Fondazione a livello internazionale e nella relazione con il tessuto industriale e le istituzioni. A livello organizzativo abbiamo introdotto cambiamenti mirati che hanno reso l’istituzione più agile e collaborativa. Infine, in termini economici, abbiamo generato valore con iniziative di forte impatto, creando una task force per cogliere le opportunità del PNRR, lanciando attività di ricerca “di filiera” e infine ristrutturando il set di attività per supportare l’imprenditorialità e la nascita di nuove imprese innovative tecnologiche. È gratificante vedere come il nostro impegno abbia contribuito a elevare il valore complessivo del Politecnico e di questo sono molto orgoglioso. Penso infatti di lasciare una realtà solida, con un posizionamento chiaro all’interno del portafoglio di attività dell’Ateneo e soprattutto con processi e strutture adeguati alle sfide che dovrà affrontare nei prossimi anni” per poter continuare a crescere come fatto negli ultimi quattro anni.
Uno dei momenti più complessi del suo mandato è stato l’inizio durante la pandemia. In che modo ha gestito questa situazione e come ha influito sulle strategie a lungo termine di Fondazione?
La pandemia è stata una sfida senza precedenti, che ha richiesto una risposta rapida ed efficace. Siamo usciti a testa alta da questo periodo difficile, e credo che la chiave sia stata aver saputo mantenere la spinta progettuale e lo spirito innovativo dei primissimi mesi del 2020, fatto che ci ha permesso di cogliere opportunità anche in situazioni complesse..
Parlando di cambiamenti, potrebbe approfondire ulteriormente gli impatti delle sue decisioni organizzative sulla struttura di Fondazione e sulle persone coinvolte?
Le cinque linee strategiche che hanno caratterizzato il mio mandato (capitale umano e STEAM, imprenditorialità, innovazione e cooperazione industriale, sviluppo territoriale e infine progetti
strategici di internazionalizzazione) sono state il punto di riferimento da un lato per fissare degli obiettivi da raggiungere e dall’altro per il disegno della struttura organizzativa, del sistema informativo e del sistema di controllo di gestione. Questo ha anche richiesto di introdurre una funzione organizzativa che prima era assente: la Gestione delle risorse umane, elemento irrinunciabile per una realtà che conta ormai circa 60 dipendenti” con un giro di affari che supera i 16 milioni di €.
Ma, ciò che ritengo ancor più importante, è che questa innovazione organizzativa ha avuto un impatto tangibile sulla vita delle persone coinvolte, creando un ambiente di lavoro più dinamico e gratificante.
L’internazionalizzazione è stata una delle linee guida del suo mandato. Potrebbe raccontarci in modo più approfondito le esperienze e gli impatti concreti che questa strategia ha avuto su Fondazione e sul territorio?
L’internazionalizzazione è diventata una delle metriche con le quali misurare il successo degli atenei. Di fronte a sfide globali, il nostro compito è quello di abbandonare la confort zone dei nostri confini e confrontarci con realtà differenti dalle quali attingere idee ed alle quali mostrare i nostri talenti. In questi anni Fondazione è stata un pioniere per l’Ateneo, sviluppando nuove progettualità. Lo abbiamo fatto a Dubai con Innovation House assieme a Regione Lombardia. Un’avventura che non potrò mai dimenticare e nella quale ho creduto profondamente in quanto ha rappresentato un modo innovativo di interpretare il trasferimento tecnologico in maniera innovativa, offrendo alle imprese partner la possibilità di confrontarsi con un mercato giovane e vivace come quello degli Emirati Arabi e nel contempo portando a Dubai le eccellenze dei Dipartimenti del nostro Politecnico. Abbiamo poi innovato la modalità di gestione degli Alumni all’estero costituendo FPM.US, che non solo è il punto di riferimento per i 2000 Alumni che il Politecnico di Milano ha negli USA, ma vuole diventare la piattaforma per la gestione delle relazioni tra l’Ateneo, le università, le imprese e le istituzioni statunitensi, anche in virtù della specifica fiscalità che favorisce le donazioni verso le istituzioni universitarie.
La collaborazione con le imprese e il legame con il territorio sono stati elementi chiave.
La sinergia con le imprese è cresciuta in modo sostanziale. Con la realizzazione di piattaforme di ricerca congiunta, le Joint Research Partnership, JRP – abbiamo messo a punto strumenti di condivisione di informazioni, strategie, rischi ed investimenti per condurre ricerche su tecnologie innovative che coinvolgono l’intera catena del valore. Un luogo fisico e virtuale dove le aziende possono sviluppare e sperimentare strategie e prodotti innovativi e scalabili assieme ai propri partner di filiera, permettendogli di posizionarsi sui mercati internazionali su specifiche tematiche con l’obiettivo ultimo di far crescere il sistema paese. Oggi le aziende partner sono assai numerose, segnale di estrema efficacia di questa ambiziosa progettualità che oggi si concentra sui temi della mobilità ferroviaria, dell’idrogeno e dell’ospedale del futuro, anche se abbiamo in cantiere nuovi ambiti e progetti concreti per la nascita di nuove JRP. Abbiamo quindi sviluppato la linea strategica “MULTI”, dedicata alle “Multilateral and Territorial Initiatives”, che rappresenta una testimonianza dell’attenzione allo sviluppo e all’innovazione dei territori grazie anche all’esperienza maturata nel cogliere le opportunità di finanziamento. Sempre più questa linea dovrà sviluppare progettualità extra-europee, dove esiste ancora un grande potenziale di sviluppo.
Fondazione inoltre gestisce PoliHub, l’incubatore ed acceleratore dell’Ateneo, una realtà che nel solo 2023 ha cumulato investimenti delle startup incubate e accelerate per più di 101 milioni di euro, più del 10 per cento degli investimenti totali in Italia. Tra i risultati più importanti c’è Tech4Planet, il secondo Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico di CDP Venture Capital Sgr, veicolo di investimento costituito da CdP e Fondazione Politecnico di Milano, a cui hanno successivamente aderito IREN, Intesa, A2A. Tech4Planet ha come finalità il finanziamento “early stage”, cioè a team non ancora costituiti o a startup che sono alla ricerca di investimenti seed. Tech4Planet si rivolge a idee e startup “climatetech”, ha come hub il Politecnico di Milano e al polo aderiscono anche i politecnici di Bari e Torino.
Infine, come ha vissuto il ventesimo anniversario di Fondazione e quali sono i suoi auguri per il futuro?
Celebrare i venti anni di Fondazione è stato emozionante. Fondazione è stata la prima fondazione universitaria italiana, un’apripista volta a potenziare la ricerca dell’Università stringendo forti legami con le istituzioni del territorio ed il mondo delle imprese. Insieme agli eventi ai quali hanno partecipato molte delle realtà che lavorano quotidianamente con Fondazione, ci sono stati due momenti significativi. Uno è stato l’approdo a teatro con il format “Affamati di futuro”, sviluppato insieme a PoliHub, in cui abbiamo cercato di guardare gli scenari e le implicazioni future della tecnologia sulla nostra vita e l’altro il museo “Made in Polimi, Fondazione Politecnico 20 years, ahead”. Un progetto che è parte integrante di MADE IN POLIMI, un’idea fortemente voluta dal collega e amico Federico Bucci, prematuramente scomparso, per diffondere il patrimonio di scienza e tecnologia sviluppate da ricercatori ed alumni del Politecnico. Un progetto che mi sono impegnato a realizzare in futuro anche a New York con FPM.US, una sfida che mi terrà ancora legato dal punto di vista umano a Fondazione, alla quale auguro di proseguire nel segno dell’innovazione per almeno altri venti anni.